Decreto Digitalia

I motivi del rinvio: sfortuna, problemi di copertura o resistenza dei vecchi poteri?

Il decreto sull’Agenda Digitale slitta al 4 ottobre e ora ci si interroga sui motivi di quest’ulteriore ritardo. Forse il governo non ci crede abbastanza

Pubblicato il 28 Set 2012

Alessandro Longo

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Sarà davvero una sfortunata coincidenza di eventi che ha portato al rinvio del decreto Digitalia al Consiglio dei ministri del 4 ottobre (come già anticipato ieri dal Corriere delle Comunicazioni)? O piuttosto perché non si trovano gli ultimi fondi per le coperture, come si affermava nei giorni scorsi? Oppure ancora ha ragione Confindustria Digitale, che parla di ostruzionismo della Pa timorosa di perdere vecchie posizioni di potere?

Io credo che questi motivi si tengano un po’ assieme.

E’ indubbio che il Cdm soffre oggi della mancanza del presidente Monti (impegnato negli Usa) e del ministro dell’Economia (a Berlino). E tuttavia è l’ennesimo rinvio (da giugno che doveva passare il decreto, secondo i primi annunci). E tuttavia- verrebbe da pensare- se il governo ci credesse davvero avrebbe evitato quest’ulteriore ritardo, avrebbe fatto in modo di essere presente all’appello. E quindi anche si sarebbe premurato di liberare al più presto le risorse necessarie. A quanto risulta a mancare non sono i soldi per la banda larga ma per le start up e altri aspetti come il documento unico digitale: per un totale di “70-300 milioni mancanti, a seconda delle ambizioni”, fanno sapere dalla Cabina di regia. Ambizioni che partono da 400 milioni di euro e arrivano- se dovessero entrare tutte le misure volute dalla Cabina, cosa molto improbabile- fino a 2,5 miliardi di euro.

Forse a pesare c’è stato un mix di fattori: da una parte, scarso apprezzamento delle priorità digitali da parte di ministeri esterni alla Cabina di regia (il Tesoro, in particolare; in questo sembra ripetersi la storia di Tremonti che ha negato all’ultimo gli attesissimi fondi sulla banda larga). Dall’altra, resistenza della pubblica amministrazione, chiamata a grosse modifiche dal decreto. Ma l’Italia non può permettersi tempo in questi rivoli: già ci vorranno 60 giorni di dibattito parlamentare sul decreto, dopo l’approvazione, e le misure richiedono tempo per essere adottate dalla Pa. Ci sono bandi da fare per le reti banda larga contro il digital divide. Bisogna partire subito.

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