nuove reti

Banda ultra larga, che fare dopo l’addio al Decreto Comunicazioni

L’ultimo rinvio è stato fatale. Con ogni probabilità, le diverse misure previste verranno ospitate all’interno di diversi veicoli, ma potrebbe anche comparire un apposito disegno di legge. Adesso bisogna “mantenere la rotta”, con passo di montagna, “lento ma costante”, secondo Cristoforo Morandini

Pubblicato il 29 Giu 2015

Cristoforo Morandini, EY

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Tutti pensavano di conoscere il testo, più o meno definitivo, del tanto atteso “Decreto Comunicazioni”, che doveva contenere le misure attuative per la realizzazione della strategia italiana per la banda ultralarga. Di annuncio in annuncio, di rinvio in rinvio, la data di pubblicazione è slittata al punto da scomparire. Con ogni probabilità, le diverse misure previste verranno ospitate all’interno di diversi veicoli, ma potrebbe anche comparire un apposito disegno di legge.

Aspettative. Si è probabilmente posta troppa attenzione al Decreto, che in modo molto “cartesiano” doveva affrontare l’insieme dei temi aperti attorno alla realizzazione delle reti di nuova generazione. L’avvio dell’interazione con la Commissione europea rende però oggettivamente difficile sciogliere tutti i nodi che rimangono al pettine per fornire a tutti gli attori un quadro stabile e definitivo per orientare, o ri-orientare, le proprie decisioni di investimento. Il futuro passa da Bruxelles.

Strumenti. Le diverse misure di stimolo e incentivo (voucher, credito d’imposta, fondo garanzia, finanziamenti a fondo perduto) prese in considerazione nel Decreto rimangono di grande interesse, fatto che è stato riconosciuto dalla stessa Commissione, anche se sulle componenti più innovative occorre definire le modalità attuative che garantiscano lo sviluppo sinergico di innovazione e concorrenza. Mentre per i voucher e le modalità di intervento già approvate nelle aree prive di qualsiasi tipo di rete di nuova generazione (finanziamento a fondo perduto), la modalità per stimolare il salto di qualità nelle aree nelle quali sono in corso investimenti è inevitabilmente più delicato e complesso. Serve tempo.

Veicoli. In realtà, i veicoli che possono contenere le diverse misure sono diversi e non necessitano (anche se sarebbe meglio) un unico Decreto. In passato, sono stati utilizzati diversi ambiti (dalla legge di stabilità ad altri decreti) per veicolare le misure. L’importante è il fine. Altrettanto importante sarà poi garantirne l’attuazione.

Risorse. Per quanto riguarda le risorse messe in campo, la strategia italiana per la banda ultralarga identificava diverse finestre temporali per liberare le risorse, tema che rimane di attualità. L’effettiva disponibilità delle risorse dipenderà però dal livello di priorità rispetto altri investimenti e dalla tensione che tutti gli attori in campo sapranno mantenere sul tema. Vigilanza.

Mantenere la rotta. Qualcuno inizia a pensare che tutto potrebbe risolversi in una bolla di sapone, memore dei famosi 800 milioni di finanziamenti per la banda larga che in passato, con altri Governi, comparivano e poi sparivano. E’ fondamentale mantenere la rotta, a costo di procedere in diverse fasi. Fissata la meta, definiamo pure una sequenza di interventi prioritari, in attesa di poter affrontare i temi più spinosi e che richiedono l’assenso di Bruxelles.

Serve un passo di montagna, lento, ma costante.

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